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Il Canone Europeo è qui.

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CANONE EUROPEO

Italia: Ultimo Atto

Artist: IANVA
Label: Antica Fonografia Il Levriero
Release Date: 2-6-2008
Genres: Chanson, Dark Cabaret, Gothic, Italian, Italian Cabaret Melodrama, Martial, Neofolk, Progressive, Songwriter, Soundtrack
People: Mercy: voce, liriche, musiche, concepto, arrangiamenti, cori - Stefania T. D’Alterio: voce, liriche, musiche - Fabio Gremo: chitarra classica, musiche, arrangiamenti, cori - Fabio Carfagna: chitarre acustica ed elettrica, musiche, cori - Francesco La Rosa: percussioni d’ogni sorta, programmazione macchine, musiche - Giuseppe Spanò: pianoforte, cori - Azoth: basso elettrico - Roby Nappi Calcagno: tromba - Davide La Rosa: fisarmonica, percussioni, cori- Guests: Enrico Silvestrin (voce recitante in "Prologo"), Franca Lai (voce in "Galleria Delle Grazie"), Duke Montana (inserto in "Piazza Dei Cinquecento") - Registrazioni a cura di Francesco La Rosa (ReAbo Studios) - Prodotto da: IANVA - Grafica e supervisione generale a cura di Massimo Bellucci per "Antica Fonografia Il Levriero"

Available On

Album Reviews

"Un profondo senso tragico rende prioritario il nuovo operato dei genovesi, quello sguardo fermo, eroico ed onesto, che è neorealismo votato alla denuncia del dramma socio-politico di un popolo: dittatura, guerra, liberazione e tradimento nella casacca consumistica, terrorismo, il pasoliniano ’automatismo mercificante’ (giunto alla disintegrazione huxleyana). La narrazione sonora muta in distinguo più operistici e folklorici, nella passionale luce epica ritratta dalle arie di Morricone, Wagner, De Andrè, Tenco, sino ai fraseggi del cabaret berchtiano. Nobili tragitti,così come è nobile, arcaico, il ripristino neofolk verso Death In June e Ordo Equitum Solis. In queste ’macerie di valori’, il finale pare suggerire un varco nell’obbedienza spirituale - ( Rumore n.209 - June 2009 - 9/10)"

Stefano Morelli

"IANVA è l’ultima cittadella vivente del melodramma d’autore, sorta di nemesi silenziosa che reclama lo spirito del bel suono e l’orgoglio di una italianità dimenticata, un’italianità delle idee e del sentimento, della musica quale forma di gesto-poesia che colpisce dritto alla testa e al cuore della gente. Che fa ribollire il sangue nelle vene mentre scandisce motivazioni cogenti come la disintegrazione dei valori, valori per i quali si sono versati fiumi di sangue in guerre fratricide. IANVA non è retro, semmai è rinascimento eroico, è retaggio attivo che pensa al presente e pone interrogativi su ciò che siamo in questo momento della storia/nazione. All’ordine del giorno c’è il tema della sopravvivenza, e con esso il mal d’amore che ghermisce dentro, c’è l’allarme della fine che assorda e sconquassa. C’è "Italia: Ultimo Atto", questa Italia dove gli dei scappano e gli arrabbiati restano... L’appello è disperato, ma ad accompagnarlo è un canto di passione sublime, è la melodia che suscita tripudio ad ogni giro d’accordo, la forza della speranza che muove alle lacrime. Andrebbero menzionati tutti i 13 brani che nutrono la generosa scaletta, ma qui preme sviscerare emozioni e concetti, l’attonito tramestio che inchioda con le spalle al muro del furor lirico, il soffio della tromba che arriva come un’aquila mandata dal cielo, il nitore cristallino delle corde pizzicate e la fisarmonica che geme alle luci del crepuscolo. L’amore che non s’arrende di fronte alla disfatta dei sogni, ma che urla dal suo sudario d’agonia per restituirli alla vita - (Rockerilla n. 346 - June 09 - 9/10)"

Aldo Chimenti

"... Lo sguardo fermo e intransigente di Mercy & C. è ancora venato dalla nostalgia per quella sorta di "arcadia italiana" di inizio secolo, progressivamente corrotta in una sorta di cupio dissolvi collettivo, nella corsa cieca verso un progresso illusorio ed egoista. E nella sua "notte della Repubblica" brillano i rimandi ad alcune grandi voci del dissenso, da Pasolini a Malaparte, da Germi a Gaber... Si accentua l’evoluzione verso un formato più arioso, quasi "operistico", una ballata per orchestra che rinuncia quasi del tutto al passo marziale neofolk degli esordi... Il fascino degli Ianva è proprio nell’enfasi cupa e seriosa, in quella prorompente potenza lirica che scampa miracolosamente all’ironia involontaria di tanti altri gruppi limitrofi. Se "Disobbedisco!" era un colpo di maglio in faccia all’indie tricolore, "Italia: ultimo atto" è una lenta ma inesorabile discesa negli inferi, che conferma l’unicità della band genovese nel panorama nostrano. (Ondarock - June 09)"

Claudio Fabretti

"The flamboyant and many-headed Italian darkfolk cabaret ensemble Ianva has released a great new conceptalbum with the title Italia: Ultimo Atto. Passionated melancholic folk music with an influence of melodramatic cabaret delivered Ianva much praise on previous releases and this was completely justified so the expectations for this new album were pretty high. Italia: Ultimo Atto deals with the darkest and most controversial times of Italian history of the last 60 years as seen through the eyes of the oppressed, the idealists and the honest men. Through the eyes of the eternally defeated. It deals with partisans and fascists, war and corruption... Italia: Ultimo Atto shows Ianva at its best. Powerful, epic and compelling. Ianva has again achieved to improve themselves. This release deserves the highest grade. A must buy. (Gothtronic (NL) - August 09 - 10/10)"

Teknoir

"Protesi ogni volta verso un cimento più ardimentoso IANVA non prendono per ’Italia: Ultimo Atto’ spunto concettuale da un’invenzione drammaturgica come avvenne in "Disobbedisco!" bensì dalla storia d’Italia dalla caduta del fascismo ai nostri giorni... L’album inscena infatti una rappresentazione che è un’incessante tormenta che con arrangiamenti tracimanti epos ad ogni frangente coinvolge e inquieta nella sua prepotente irruenza... Il percorso tra vizi, nefandezze e irrisolti interrogativi è affrontato dunque con partecipazione totale e popolare... Il percorso tra vizi, nefandezze e irrisolti interrogativi è affrontato dunque con partecipazione totale e popolare ... Con l’ausilio di qualche documento sonoro d’epoca estremamente funzionale ... emergono, più che umori folk noir, riferimenti musicali da reperire nei massimi compositori di colonne sonore nostrani... e nella canzone d’autore non soltanto di una forte specificità italica - su tutti il concittadino De André - coincidendo frequentemente con la visionarietà melodica di Brel, Walker, Almond. (7/8) ( BLOW UP (I) - September 09)"

Paolo Bertoni

"... Lo scopo degli Ianva non è quello di farsi portabandiera di un qualche colore, ma piuttosto racconta di tristezza e di rassegnazione, il tutto con un tocco nostalgico, per un'Italia che negli ultimi cento anni si è condannata ad un inferno ideologico, morale e sociale dal quale non sembra più avere una via d’uscita... Ma se i temi sono affascinanti, è l’aspetto musicale che rende assolutamente unico l’approccio degli Ianva. Infatti non solo in Italia oggi nessuno abbonda di temi musicali: classica, rock, musica operistica, rimandi di tradizione, canti popolari, fisarmoniche, violini, una strumentazione variegata e sempre puntuale che appare e scompare a seconda delle singole esigenze, e raramente l’ascolto appare forzato o ridondante... Un album che è destinato a superare i limiti del tempo. ( IL MUCCHIO/FDM - September 09)"

Gianni Della Cioppa

""Les disques de Ianva sont passionnants: non seulement, leur musique est incroyable mais en plus, c'est tout un pan de l'histoire italienne que l'on (re)découvre entre ses notes...Une histoire à échelle humaine, contée, vécue, ressentie de l'intérieur, presque jour après jour par ceux qui n'auront pas été les héros de cette époque et qui pourtant l'auront supportée; entre les lignes des chansons, ce sont les espoirs, les peurs, les doutes d'une nation confrontée à ses blessures. Et l'auditeur de s'interroger...c'est l'ambigüité de l'histoire dans toute sa cruauté que l'on devine. La force des mots autant que celle des orchestrations font de 'Italia: ultimo atto' un document presque aussi visuel que sonore, à la manière d'une bande-son de documentaire. Comme à son habitude, le groupe mêle une touche épique très inspirée d'Ennio Morricone mais également des influences plus folk, cabaret, d'où cette émotion à la fois intime et collective. Les chants de Mercy et Stefania se révèlent une fois encore grandioses, rendant pleinement justice à la beauté des mélodies (servies par une production impeccable) mais également de la langue italienne. La conclusion de ce siècle est plutôt amère selon les musiciens, tant d'espoirs, de luttes, de sacrifices, pour assister au retour de la corruption, du démembrement des institutions sociales... Mais si Ianva déplorent la perte d'un certain nombre de valeurs anciennes, ils se projettent clairement dans l'avenir. Le terme utilisé est 'archéofuturiste'...et si l'histoire n'était pas terminée? - (Guts Of Darkness Zine - CH - Oct. 09)

Bertrand Twilight

"... Прекрасный альбом, который, безусловно, украсит любую коллекцию неофолкера. В некотором смысле перед нами эпохальная работа, которая повлияет на жанр. Именно такие работы я считаю Настоящим Искусством. (Stigmata Magazine - RU - 10/10)".

Stigmata

"... Dank der ausgefeilten Arrangements gehen Akustik- und Elektrogitarren, Percussion, Streicher, Klavier, Akkordeon und Trompete eine geniale Symbiose ein. Klassische Neofolk-Elemente finden sich ebenso wie treibende Marschrhythmen („Bora“), von italienischer Folklore Beeinflußtes („In compagna dei lupi“) oder Stücke, die an Chansons aus den 30er Jahren erinnern („Luisa Ferida“, das sich am Ende in einen immer schneller werdenden Walzerrhythmus steigert). Das alles fügt sich zu einer einzigartigen Einheit, die ich so im doch manchmal stark im Immergleichen verhafteten Neofolk- und Military Pop-Genre noch nie gehört habe. Eigentlich bleibt nur noch eins zu sagen: Öffnet eine Flasche guten italienischen Rotwein und genießt diese brillante Mischung aus Pathos, Romantik und Dramatik! (Black Magazine - D - 10/10 - Dec. 09)

SVE

Tracklist

1. Prologo Buy Track
2. Dov'eri Tu Quel Giorno? Buy Track
3. Galleria Delle Grazie Buy Track
4. Negli Occhi D'Un Ribelle Buy Track
5. La Stagione Di Caino Buy Track
6. Luisa Ferida
7. Bora Buy Track
8. In Compagnia Dei Lupi Buy Track
9. Cemento Armato Buy Track
10. Pasionaria Buy Track
11. Piazza Dei Cinquecento Buy Track
12. L'Estate Dei Silenzi Buy Track
13. Italia: Ultimo Atto Buy Track

Lyrics

Dov'eri Tu Quel Giorno?

C’è stato un tempo in cui la convinzione
Di non avere torti, ma un’unica ragione
Fu più diffusa nell’aria dei pollini d’aprile:
Una forza immaginaria, ma dubitarne era da vile.

La presunzione, senza contraddittorio,
Di avere messo a punto il piglio necessario
Per risputare quei rospi che ci fecero ingoiare
Proprio dritti su quei loro grugni di latte andato a male.

Dov’eri tu quel giorno?
Ricordi o no?
Dov’eri tu quel giorno?
Te lo dirò…
Cantavi nel coro più forte che mai
Senza incrinature, adesso lo sai.
Con toni d’imperio la tua voce copriva
La mia che una qualche incertezza tradiva.

Poi venne il giorno che dall’alto d’un balcone
Ci s’intimò di scegliere tra il pane ed i cannoni:
Se si fu fessi a tal punto da lasciare risposta al coro
Poi lo fummo doppiamente… A non esigerli davvero.

Ora ch’è chiaro, lampante come il sole
Che tutto quel drizzare di gobbe fu un’orgia di parole
C’è ressa per offrire servizio a chi forza l’ha sul serio
Puntuali come quei treni che arrivavano in orario.

Dov’eri tu quel giorno?
Che è ieri poi…
Dov’eri tu quel giorno?
Puoi dirlo, vuoi?
Su un nuovo spartito spalanchi la bocca
Un ciclo è esaurito e sotto a chi tocca!
Fratelli di ieri già oggi da odiare,
Ma ancora la spunta il più lesto a cantare….

“Ma io che forse tra i fessi ero il più fesso
Qualcosa da ridire lo avrei di nuovo adesso:
Ad accorrere festanti in soccorso a chi già vince
Ci si mette addosso un gran brutto cencio
Che nei secoli non stinge
Non stinge…
Non stinge…”

***************************************************************

DOV'ERI TU QUEL GIORNO? (Where Were You That Day?)

There was a time when the firm belief
Of not being wrong but absolutely right
Was more diffused in the air than April’s pollen
An imaginary strength, but to doubt it was but a sign of cowardice.
No debate, but just the pretension
To believe we finally had the necessary grasp
To spit all the bitter pills they made us swallow
Straight out at their sour-milked faces
Where were you that day?
You do remember, don’t you?
Where were you that day?
I'm going to tell you:
You were singing in the choir louder than ever before
Without hesitation - now you know.
With an imperious tone your voice was covering
My very own voice betraying some perplexity...

Then came the day when from aloft a balcony
We had been ordered to chose between bread and cannons:
If we were so stupid to leave the answer to the choir
Then we were even more stupid... to not actually demand for it
Now that it's obvious and as clear as daylight
That all that “straightening up” craze was nothing but an orgy of words
There's a rush to serve those who are seriously strong and powerful
All of us so perfectly on time just like those “famous trains”...
Where were you that day?
That day that was yesterday
Where were you that day?
Can you tell me where? Won't you?
You open your mouth wide and sing over a brand new score,
A cycle is over and “step right up - who's next?”
Yesterday's brothers so hated today
But it's still the quickest one to stand up and sing who gets his way

“But I who might have been the most foolish amongst the fools,
Now I would have something to object to:
In order to run joyfully in support of those who are already victorious
One has to slip into a very nasty dress
That for centuries won't fade away,
Won't fade away
Won't fade away...

Galleria Delle Grazie

Ventidue ottobre del ’42: compivo sedici anni.
Sera assediata da un nero scirocco carico di malanni.
Scirocco è la voce sbagliata d’un mare
Che si ripensa inchiostro,
E’ il cielo di piombo propizio al rapace
Che va preparando il rostro,

E’ già troppo tardi quando la sirena
Ci gela in gola una misera cena,
Latrando il suo allarme da anima in pena.

Con lo stesso svelto sciamare dei ratti
Che puntano un pertugio
Andiamo a stiparci in quel tunnel infame
Che chiamano “rifugio”.
Lo schianto assordante, il buio ha un conato,
Il mondo si capovolge
Su un mare di urla mi sento scagliato,
Poi il nulla mi travolge.

Non so dopo quanto riacquisto nozione
D’esserci interamente;
Prendo a strisciare su corpi smembrati,
Risalgo una corrente
Che sa di zolfo e metallo combusto,
Che sa di mattatoio
E se per metà riconquisto la vita
Per l’altra resto e muoio.

Ma c’è quella voglia che avrei di guardare
Negli occhi gli anonimi eroi che mi pare

Abbian pensato di dar contributo
A questo bombardamento
Facendo luce al momento opportuno
Durante l’oscuramento.*

E poi che stile quei “liberatori”!
Da ricchi, da gran spreconi
Se per colpire una mezza caserma
Spianano sei rioni…

Ma dalle macerie riguadagno la notte,
Sto qui a riveder le stelle
Con occhi che sento rinati in quest’ora,
Con gli occhi d'un ribelle.

****************************************************

GALLERIA DELLE GRAZIE

22nd October of '42: my 16th birthday
An evening besieged by a black scirocco loaded with misfortunes.
The scirocco is the wrong voice of a sea
That's almost turning to ink;
It's a leaden sky, more apt for birds of prey
That once again prepare their talons

And already it's too late when the air-raid-sirene
Freezes a poor supper in our throats,
Howling its alarm like a tortured soul.

With the same swift swarming of rats
Heading straight for a hole
We're going to crowd together into this rotten tunnel
That they call “war shelter”.
The deafening crash, the darkness is retching,
The world is overturning.
I feel myself tossed onto a sea of screams,
Then suddenly I'm carried away by a feeling of nothingness

I don't know how much time had passed before I regain consciousness
Of being here with my whole body intact;
I start to crawl through dismembered corpses,
I go upstream
A river smelling like sulphur and combusted metal,
Smelling like an abbatoir.
And if on the one hand I'm able to win my life back
On the other hand I'm staying here and die

But I'd strongly like to look
In the eyes of those anonymous heroes who
Had the “brlliant idea” of supporting
This bombardment
By making light at the right moment
During the blackout.

And then, what a style, those “liberators”!
What a rich, lavish profusion of means
When in order to hit half a barrack
They raze six quarters to the ground!

But rising out from the wreckage I regain the night,
And stand here to look at the stars again
With eyes that I feel reborn in that hour,
With eyes like those of a rebel

Negli Occhi D'Un Ribelle

Negli occhi d’un ribelle non c’è solo la fiamma
Che la collera vi accende tra uno sdegno e una condanna.
Vi s’affaccia, talvolta, come il sole tra i nembi
Un veloce passaggio di fantasmi ridenti
Come i giochi di ragazzi che chiassavano le corti
Nei più limpidi vespri che memoria ricordi.

Occhi che guardano a te, ansiosi di dare una scossa,
Persuasi che il mondo non voglia null’altro che gioia e sommossa,
Ben certi che il capo chinato sia sempre tra i mali il peggiore,
Ma lustri di chi se n’è andato, avendo gettato un amore,
Chissà poi perché…

Negli occhi d’un ribelle c’è un andare di ombre
Come d’un ripensamento che sorprende e confonde,
Quasi come temesse di non reggere l’impatto
Di quel dono tremendo che le stelle gli hanno fatto,
In quegli occhi, dicevo, c’è un’ostinazione antica
Che è la muta cocchiera d’una scelta di vita.

Vita che nasce giocata, con asso di coppe, la morte:
La minima pena annunciata per chi va più in alto e più oltre,
L’eterna sentenza che è in uso per l’imperdonabile dolo
Di avere il contagio diffuso della tentazione del volo.

Sebbene sia raro talvolta arriva a insidiare i poteri
E allora oggi tutti a lisciare le mani pestategli ieri,
Si schiudono porte a palazzo e cosce di belle signore,
Ma solo quando la vittoria parrebbe questione di ore,
E in tutte le guerre civili, in tutti gli scontri di piazza
Collidono le ideologie e s’alza quell’unica razza
Di illusi, romantici e fessi tagliati per bara o prigione,
Nei secoli sempre gli stessi, motori di un’evoluzione
Che li negherà…

****************************************

NEGLI OCCHI D'UN RIBELLE (In The Eyes Of A Rebel)

In the eyes of a rebel there’s not just a flame
Kindled by anger, among scorn and disapproval.
Like the sun among the clouds
Sometimes a fast parade of laughing ghosts
Appears in those eyes,
Just like the games the children play in the courtyards
In those clearest evenings so fondly remembered.

Eyes looking at you, eager to shake and stir
Convinced that the world wants nothing but joy and revolt.
Eyes that are certain that giving in is always the worst among all crimes.
Bright eyes filled with tears, eyes of he who went away leaving his love behind
Who knows why?

In the eyes of a rebel there’s a passing of shadows
Just like second thoughts that surprise and confuse him;
Almost like the fear of not bearing the impact
Of that tremendous gift the stars gave him.
In those eyes, as I said, there’s an old stubbornness
Which is the mute coachman of a whole Life's choice.

Life that is born hazarded, with an ace of cups - the death:
The minimum promised punishment for those who go so far and beyond,
The eternal sentence that is used for the unforgivable guilt
Of having that widespread infection known as temptation to fly and be free

Although it's quite unusual, sometimes he manages to undermine the power,
Then everyone is ready to kiss the hands that were trampled yesterday,
But only when the victory seems a matter of hours.
And in all civil wars, in all clashes down in cities' streets
Ideologies collide and only one race rises:
The race made by those deluded, romantic and naive fools who are cut out for the coffin or jail
Over the centuries always the same, engine of an evolution
That will deny them in the end...

Luisa Ferida

Veste sobrio la donna che vedi,
Ma l’ectoplasma d’un vestito in lamé
Pare le snudi ancora la schiena
Offerta agli sguardi in tante soirées.
La metti a fuoco nella luce livida
Da imposte serrate di stanza d’hotel,
Ma non vuol negarsi quest’ultima scena,
La posa finale che è già scritta perché…

Lei è Luisa, Luisa Ferida
La più amata di Cinecittà.
La Ferida, Autarchica Diva
Che la sua platea dimenticherà…

Non può scordare
Giorni più fulgidi di cento solleoni
Viverli senza bruciare:
La più imperiale delle allucinazioni.
Le cavalcate
Nella tenuta, coca party al Coppedé,
Femmina Italia
Verso il futuro su due alte décolletées...

Nuovo copione: un ruolo infamante,
La controfigura le ruba la scena
Seppur non ha colpe, non è rilevante:
Per chi troppo ha avuto, niente sconti di pena.
Simbolo d’anni sin troppo ruggenti
Non c’è alcun bisogno di verità
Ancora una parte da Fedele d’Amore
Al ciak di commiato del caricatore…

Sfila l’anello***
E nel baule ha già riposto l’astrakan.
Non resta che quello
Perdere tutto come fosse un baccarat…
Il banco vince,
Già vede scorrere i suoi titoli di coda,
Scherma i suoi occhi
E resta avvinta a una menzogna che l’inchioda…

Lei è Luisa, Luisa Ferida,
Indossa il grigio di pioggia in città,
Guardala ancora un istante da viva:
Sei l’operatore che l’inquadrerà
Tocca a te…
Tocca a te…
Tocca a te…

Leggi l’accusa, ecco il tuo film
Leggi l’accusa, ecco il tuo film
Leggi l’accusa, ecco il tuo film!
… Smonta il set

***************************************

LUISA FERIDA

She dresses so sober, the woman you see,
But the ectoplasm of an old lamé dress
Still seems to undress her back,
Offered to the looks in so many soirées.
You focus her under the wan light
Of the closed shutters of a hotel room,
But she's not going to refuse this last scene,
The final part that has already been written because...

… She’s Luisa, Luisa Ferida
The darling of Cinecittá
La Ferida, that autarkical Diva
The one her audience will deny...

She can't forget
Those days that were brighter than a hundred August's suns
Living through them without burning:
The most imperial of all hallucinations.
The rides
In her estate, the coke parties at Coppedé*,
Female Italy
Toward the future walking on her high stilettoes...

A brand new script: a defamatory role
A double is stealing the scene from her.
Even though she's not guilty, it doesn't matter at all:
There’s no parole for the one who got too much.
Symbol of roaring years,
There's no need for Truth;
One more role as a Fedele D'Amore**
Waving goodbye to the sound of a clapperboarding gun charger...

… She takes the ring off her finger
And she's already put her astrakan fur back into the trunk
It's the only thing that she can do:
Losing everything as in baccarat!
The bank wins,
The closing credits are slowly appearing,
She puts her hand over her eyes
And she's bound to a lie that will nail her for years...

She's Luisa, Luisa Ferida
Wearing the grey-toned color of city’s rain
Stare at her while she’s still alive
You are the operator framing her...
It's your turn...
It's your turn...
It's your turn...

“Read your charge, here’s your movie
Read your charge, here’s your movie
Read your charge, here’s your movie!”

...Dismantle the set...



* http://everything2.com/index.pl?node_id=1544789
http://www.stuardtclarkesrome.com/coppede.html

** The Fedeli d’Amore (faithful of love) were according to some scholars a group composed mainly of Italian poets working in the 13th-14th centuries. It's a pun, it can also mean “faithful to her love” (Ferida was killed together with her partner in life and movies Osvaldo Valenti)...

Bora

Sento echi d’un festeggiamento
Li sta portando il vento,
Tra poco giungerà.
“Loro” stanno ballando il Kolo,
Né stile, né decoro, ma gran vitalità.

La dottrina supporta il livore,
La maniera per ben iniziare
Pensan sia quella di cancellare
Le tracce di Storia passata di qua.

Certo che hanno un conto aperto,
L’ideologia è uno scarto
Per chiuderlo però…
Io credo almeno in ciò che vedo
Porta una firma il modo
Di chi ridisegnò
Con lavoro tenace e paziente
L’aspra terra che è Soglia D’Oriente:
Resta sempre Latina la gente
Che il vento e la pietra del golfo domò.

Vennero dalle selve con passo da pastori,
Con piani quinquennali e nuovi tricolori,
Con una sola stella dove fu l’Orsa Fiumana:
Li avemmo dentro casa in una settimana.

Bora su Zara, Fiume e Pola
Aleggia una parola
Che ognuno tacerà:
Foiba, quella parola è Foiba
C’è chi la trova eroica
E che sa di libertà.
Cadi giù senza fare rumore,
Neanche male come sepolture:
Resti in grembo a Madre Natura
E pensa che in Patria c’è chi applaudirà…

Vennero dentro i borghi
Mettendo un nuovo vestito
Di dogmi altisonanti
Su un odio assai più antico.
E in ogni cuore esule risferzerà la bora,
Invecchiammo di cent’anni
E fu in un’ora sola.

Via Roma – Nikad Doma
Via Roma – Nikad Doma
Via Roma – Nikad Doma…

********************************

BORA (Bora Wind)

I'm hearing the echoes of a celebration
Carried by the wind
In a few moments it will be here...
They're dancing the Kolo
Neither style nor decency, but just great energy.
The doctrine supports the hatred
They think that the best way to begin
Lies in destroying
The traces of history that passed through this land.

Yes, they have a score to settle
Ideology is a dribbling
But it's hard to put an end to this once and for all...
I believe at least in what I see
The art
Of those who re-shaped
With their hard work and patience
The rough land of this Eastern Gate
It’s clear and obvious.
There's no doubt: Roman are the origins of these people
Who tamed the stone and the wind of the gulf...

They came from the woods with a shepherd's pace
With five-year plans and a brand new tricolor flag
With just one star replacing the Orsa Fiumana*
They broke into our houses in just one week...

Bora wind on Zara, Fiume and Pola
There's a word in the air
And everyone will be silent about it.
Foiba, the word is Foiba!
Some people find it so epic
And with a taste of freedom,
You fall down without making any sound
Not bad as a burial!
You rest in Mother Nature’s womb
Thinking that in your homeland someone will cheer and clap.

They came into our villages
Putting a new dress
Made of magniloquent dogmas
On a much more ancient hate
And in every exiled heart the Bora wind will blow
We grew one hundred years
In just one hour

Via Roma – Nikad Doma
Via Roma – Nikad Doma
Via Roma – Nikad Doma**



* Orsa Fiumana – Ursa Maior stars standing out on the flag of Free Republic of Fiume (today Rijeka)

** “Roma Street – Never back home”.
Anyway, it must be said without reserve that during the Fascist regime for Slavic people life wasn't easy at all in the Karst lands, and they suffered persecution in their turn.

In Compagnia Dei Lupi

Cos’è che rende un servo più fedele?
Qualcuno crede sia l’estro del padrone,
Per me si tratta di pezze sul sedere,
Non di carota, certo, né di bastone.
L’essere vedova con tre figli sulla groppa
Rappresenta, almeno credo
Un incentivo a fare un po’ la bocca
A certe porcherie che vedo.
E non nego che solo il fingere
Di non vedere e non sentire,
Per lo sbarco del lunario
Costituisca un buon pontile.

Ma… Ci tengo molto a fartelo sapere
Nelle stanze dove si svagano i “signori”
Non entro se non per pulire.
Perciò… Da me
Non aspettarti aneddoti bavosi
Da madre non dovrei neanche immaginare
Che esistano simili cose
Però…

Succede che stasera sia gran festa
Nella villa a Torvajanica,
Quella gran dama dall’aria principesca
Cala i suoi assi dalla manica:
Una valanga di polverina bianca,
Sgualdrinelle compiacenti,
Per il ministro, il presidente della banca
E altri autorevoli clienti.
E non c’è nulla che senza remore
Queste non siano disposte a fare,
Vagheggiando di carriere
Nello struscio col Potere.

Ma… Nel mentre ho altro champagne da servire,
Una che vuol spiccare tra le altre
Decide che deve strafare.
E che fa?… Ridendo, si alza,
Prende un fiato e poi si china
Col naso dentro al mucchio della coca:
Si gioca la pelle quell’oca!
Infatti poi … Di colpo sbianca,
Scalcia e annaspa in cerca d’aria,
E si schianta a faccia in giù
Diventando tutta blu…

Così… Si traina fuori quella sciagurata:
C’è il bagnasciuga giusto a 4 passi,
In fondo, dicono, se l’è cercata…
Per cui… Sarà uno scherzo per la cricca il rimediare
Un confratello medico legale
Che attesti di un incauto pediluvio,
Ahimé letale!

Di certi stomaci è arduo immaginare
Fino a che punto siano irsuti.
Mentre rientriamo mi sorprendo a osservare
Che sono in compagnia dei lupi…
E adesso temo che per levarceli di dosso
E vederli tutti appesi,
Al confronto i vent’anni di quegli altri,
Sembreranno pochi mesi.

***********************************

IN COMPAGNIA DEI LUPI (In Company Of Wolves)

What makes a servant more faithful?
Some people think it's his Master’s fancy,
In my case it's just a matter of being a penniless wretch,
Not a matter of using the carrot and the stick.
To be a widow providing for three children
Means, at least I think so,
A good spur to swallow and get used to
All obscenities and filth I see.
And I don’t deny that the fact of pretending
To be “blind” and “deaf”
Is a very good way to
Make ends meet*...

But... I would really like to let you know
That I only enter the rooms where those “gentlemen” guzzle and have fun
Just to do the cleaning.
So don't expect me to tell you
Any dirty gossip to drool over
A mother should not even imagine
That such things do exist
But...

It happens that tonight there’s a big party
At this villa in Torvajanica
That “Great Lady” with a noble demeanor
Is putting her cards on the table:
A huge pile of white powder,
And some young and easy sluts
For the minister, the president of the bank
And other influential and important clients.
And there’s nothing that, without hesitation,
These girls are not ready to do
Longing for future careers
Hand in hand with the Power...

But... Meanwhile there’s more champagne to be served
One girl who wants to show up and draw attention to herself
Decides that she must overdo it.
And what happens?... She stands up laughing,
Takes a breath, then she bends her head,
Her nose dipping into a big heap of coke -
She's risking her life, that silly goose!
And then... She begins to grow pale,
Kicking and choking, in a desperate need of air.
She crashes face down on the floor,
Turning blue

Then... We drag the poor thing out of the room:
The shore is just a few steps away
And, after all, she got what she deserved, they say...
So it will be a child's play to solve the “problem” for this dirty clique,
They'll surely call a brother** coroner
Certifying about an imprudent footbath
Alas, a fatal one!

It's very hard to imagine
How ruthless some people can be***
On our way back I suddenly realize
That I'm in the company of wolves...
And now I'm afraid that getting rid of them
And seeing them all hanged
Will be very hard.
The twenty years of those**** who came before
Will just seem a few months in comparison...




* The original Italian version is a pun that cannot be translated between “pontile” (“wharf”)
and “sbarcare il lunario” (this idiomatic expression means “to make ends meet” but literally it's translated as “to put the calendar ashore ”)

** A freemason brother, in this case.

*** Again: the original Italian version is a pun that cannot be properly translated. A ruthless person is said to have “a hairy stomach”, just like the beasts, and, of course, wolves...

**** ie: the Fascist regime

Pasionaria

Dovessi aggettivare il ricordo che ho di te,
Invernale, direi, e sapresti il perché.
Anni foschi in bianco e nero che gelavano addosso,
Oggi a scuola, domani in un fosso.
Sarebbe stato opportuno abbassare lo sguardo:
Costa caro il rispetto di sé…

Reducismo è quel mestiere
Che non mi s’addice ancora,
Ricordarti è sanguinare
Come, quanto e più di allora.
Malinconici meriggi consumati troppo presto
Per le nostre discussioni, figurarsi per il resto…

Giocai tra le pozzanghere, tra palazzi in costruzione
Crebbi senza la tua educazione.
E quel mio rimorso incredulo nasce solo da questo:
Proprio io tuo cattivo maestro!
Troppi libri scambiati con urgenza incendiaria
E quel nome per te: Pasionaria.

Ma vorrei poterti dire
Che ora so che c’era amore
Resisteva ancora, in fondo,
Un qual fossile pudore
Che da solo può insinuare
Tra due corpi con scadenza
Il respiro d’un Eterno
Di cui oggi si fa senza.

Andasti fino in fondo al nostro viale ventoso
Con quello stile tuo, volenteroso,
Forse solo alla mia ignavia devo l’essermi salvato
Dal destino che ti fu assegnato.
La stagione impazzita, la tua estate di piombo,
Si doveva toccare quel fondo?

Come sparo nella notte
Che v’attinga il mio disprezzo
Per voi che reggeste i fili
Per pontificare adesso
Dopo averci vellicato
Quando si mordeva il freno
E per la Ragion Di Stato
Che fa dire: “Una di meno…”

*****************************************

PASIONARIA

If I had to place an adjctive on my recollection of you
Wintery, I would say, and you'd surely know the reasons why...
Those dark years in black and white freezing on us -
The school today, the grave tomorrow.
It might have been convenient to lower our eyes,
The price of self-respect is so high...

Survivor and veteran is the career
That I still don’t fit in;
To evoke you is to bleed
The same way I used to do at that time, maybe even more so now.
Melancholic afternoons that were spent too fast
For our discussions, not to mention the rest...

I was raised playing among puddles and building yards,
Without your high education.
And that incredulous remorse of mine arises just from this:
It's just me who was your “Cattivo Maestro”
Too many books that were exchanged with inflammatory urgence
And then your nickname: Pasionaria

But I'd like to be able to tell you
That now I know that there was love...
After all, a fossile kind of reserve
Still deeply kept on resisting,
A shy reserve that can instill
Into two bodies with expiry date
That Breath Of Eternity
Everybody go without today...

You walked until the end of our stormy boulevard
With that style of yours, so keen.
Maybe only to my indolence
I owe my escape
From that fate you were doomed to.
The wild season, your Summer Of Lead
Then, was it so necessary to reach that bottom?

Like bullets in the night
May my contempt catch and hit you
You, who pulled the strings
Just to pontificate and lay down the law now,
After having teased us
When my generation fret and fumed
And for the Reason of State
Which makes you say: “ok, one less...”

Piazza Dei Cinquecento

Chissà se esiste nulla che
Abbia più gran tedio di sé
Di una piovosa domenica italiana.
Se poi è già sera, ed è novembre
Con il crepuscolo che scende
Su questa guazza metropolitana,
Più ancor rimpiango le veglie attorno ai fogolàr...*

All’oste l’ho dovuto dire:
“Sei ancora in tempo per fuggire”,
E lui temeva che fosse per la cena!
Di Vecchia Italia onesta scorza,
Anch’egli ignora la sua forza
E il suo affetto mi dà una dolce pena.
Ma il vino suo denso sa sempre scaldarmi il cuore...

Testimoniare verità:
Null’altro resta ormai da dire,
Vorrei il coraggio di una fede,
O emanciparmi da viltà,
Dalla paura di morire
Come sa solo far chi crede.
Ma sotto un disperato cielo
Ciò che mi spinge adesso a uscire
Sà ancora d’empietà, e spero
Avrò nuove cristianità
Dal clandestino mio Dies Irae,
Perché anche lì vi è Pietà e Amore...

Mi è caro il gergo popolare,
Il puerile senso dell’onore,
La sua allegrezza, la tragica incuranza.
Vi è ancora un senso, una passione,
Vi sopravvive una nazione
Con residuale, sfrontata appartenenza.
Non so per quanto, ma meglio di voi, di me...

Forse a guardare troppo in là
Mi ritrovai gli occhi feriti,
E un balsamo vorrei, o un figlio.
O un’innocenza che berrei
Come tra giovani banditi
Belli e cari agli Dei.
E prego
Mi si traghetti oltre la notte
Lungo i canali delle vie,
Fino alla quiete che
Concede lo stolto tempo che gli Dei
Li ha trasformati in malattie,
Febbri dei giorni miei...

Hai già cenato?
Perché mi dai del Lei?

“Che famo, annamo?”

**************************************


PIAZZA DEI CINQUECENTO*

Who knows for sure if something does really exists
Something that is so weary of itself
Like a rainy Italian Sunday.
Then if the night is coming, and it's November
With its twilight that is falling
Over this urban dew
More and more I regret those vigils around the fireplace...

I had to say to the host:
“You're always in time to fly from this country”
And he was afraid that I was talking about the dinner.
An old-fashioned and honest Italian man,
He's just unaware of his own strength
And his affection makes me feel so sweetly sorry
But his thick wine can always make my heart warm...

To testify the Truth:
Now there’s nothing left to be said,
I wish I had the courage of my Faith,
I'd like to free myself from cowardice
From the fear of dying
As only the believers can do...
But under a desperate sky
What drives me to go out now,
Still tastes of impiety,
And I hope
There shall be a new Christianity
After my clandestine Dies Irae
Because love and compassion
Also lie there...

So dear to my heart are the popular jargon,
That childish sense of honour
The joy, the tragic unconcern;
There’s still a feeling, a passion
A Nation survives there
With a residual and bold sense of belonging;
I don't know how long this is going to last,
But it's all better than you or I

Perhaps to stretch my look so far
I hurt my eyes
And I would like a balm, or maybe a child
Or some innocence to drink from
Like it's done among those young delinquents
So handsome and beloved by the Gods.
And I pray:
Please ferry** my body across the night,
Across the city streets' drains
Until I reach the peace that
Can be allowed by this foolish time that
Turned all ancient Gods into a sickness,
A fever of my days...
You did have your dinner, didn't you?
Why are you so formal?

“So, what's up? Can we go now?”***



* Piazza dei Cinquecento is a famous piazza in Rome where Termini station is situated; it's also a male-hustling place where Pasolini met Pino Pelosi, his alleged killer.


** Just like Charon in Dante's Inferno. In the classical underworld (Hades), Charon is the ferryman that transports shades of the dead across the waters into the lower world.


*** It's the male hustler, answering Pasolini's question.

L'Estate Dei Silenzi

Archiviata tetra decade
Con pirotecnia finale
Venne un’altra volta estate
Come scimmia che ti assale,
Ti entra nei puberi reni
E li fa luce del mondo,
Come al tempo dei Tirreni
Ogni viaggio ha un mare in fondo.
E fu etrusco il nostro mare
E misterico quel viaggio,
Negli affreschi di Tarquinia
Tersi riti di passaggio.
Di quel mondo ancora giovane
Era come avere scorto
Circolar fragrante sangue
Da quest’evo vizzo e storpio.

Poi avremmo deposto grati
La sporta degli Eroi
Ormai ridotta ad un fardello di porfidi.
Non proprio riconciliati
Ma un po’ più attenti a noi:
Avere stile è libertà.

Ci saremmo poi dannati
Per il nostro scarso fiuto:
Nella noncuranza endemica
Non s’è mai riconosciuto
Lo spietato sguardo neutro
Che riserva la natura
Alle agonie e agli affanni
D’ogni buona sua creatura.
Per non aver udito al fondo
Di diuturne sonnolenze
Echi di caverne e forre
E di più spettrali essenze.
E in quel vitalismo greve
Che un po’, infondo, ci compiace
Come non scovarci acre
Il sentore della strage?

Ma vampa d’agosto, il servo,
In mezzo al crocevia d’una stazione
Apostrofava gli immemori
Che c’è sempre un bastone in serbo,
Che atlantica afasia
La chiameremo Libertà
(Sarà la nostra “libertà”)

*********************************


L'ESTATE DEI SILENZI (The Summer Of Silence)

A gloomy decade has been dismissed
With a last burst of flame,
It was Summer time again
And it caught us like a wild monkey
Piercing our adolescent loin
And turning it into a pure light of creation,
Just like in the old age of Thyrrenian people
The sea is the conclusion of every journey.
An Etruscan sea
And a journey of mystery,
Clear rites of passage
In the frescos of Tarquinia.
It was just like having seen
The fragrant blood
Of a world that was still young
Circulating
Into this crippled and withered era...

Then we would have gratefully put
The Heroes’ bundle aside
By that time reduced to be a burden of cobblestones.
We were not exactly reconciled
But a bit more aware and self-respecting:
To be stylish is to be free.

We would have been damned in the end
Because of our poor intuition,
In our endemic carelessness
We were unable to recognize
The neutral and cruel look
That Mother Nature was reserving
To the agonies and pains
Of every one of her good creatures.

So damned because we weren't able to hear
Echoes of caves and gorges
And of more spectral essences
In the depth of long-lasting lethargies.
And how not to find the pungent smell
Of the slaughter
In that coarse cult of vitality
That we're a little proud of, after all?


But in the middle of a station's crossroads
August Fire, the servant
Was addressing badly the forgetful ones,
Saying there's always a stick ready that,
Like an Atlantic aphasia,
We'll call it “Freedom”
(It will be our “Freedom”)

Italia: Ultimo Atto

Chiaro ch’è andata così: un paese da vomito!
A tal punto sconfitto
Che il non darsi più limiti
Lo ritiene un diritto,
E intanto, sopra di noi,
E’ tutto un raspare di sciacalli,
Tutto un darsi di gomito.
Per quanto avvezzi ai talloni
Non potremmo trovarci peggiori padroni
Di quelli che abbiamo già.

Se inizi a sputare dove hai fino a oggi mangiato
Ti unisce un sollievo che abbiamo già sperimentato,
Vieppiù faticato e insapore quel piatto, del resto,
Comunque ci dicono sia revocabile presto,
Anzi, forse lo è già.

Fuoco
Non ne troverai a sufficienza
Per domare questa pestilenza
Nemmeno negli astri, nemmeno negli abissi terrestri.
Italia la gran cortigiana
Con corona di vette innevate
Che puoi rimirar da lontano
Come un’aquila con le ali inchiodate.
E sentire onorar la bandiera in certe bocche è cosa nauseante:
Con tutti quei morti sul gozzo sventolerà sotto un fiato pesante.

Ma come siamo giunti fin qui?
Non mi riesce di crederci!
Proprio come i cornuti
Sempre messi al cospetto di fatti compiuti,
Poi bestemmia, se vuoi.
Antiche scaltrezze da servi da un po’ non ci aiutano
E non è sorprendente che in assenza di quelle non resti più niente
Da giocarci per noi.

Attendi una resa dei conti che non giunge mai,
Ma come aspettarsi riscosse da simili buoi?
Al limite ognuno compila una lista mentale
Di veri o presunti bastardi a cui farla pagare…
Se quel giorno verrà.

Vuoto
Non si cessa mai di cadere,
Ogni volta c’è un male minore
Che devi ingoiare
Fino al prossimo d’un grado peggiore.
E ciò che è uno stupro abituale
Ci convincono sia un compromesso,
Patriota lo resto, però, quando sto con me stesso.
Vivo uno stato ideale tra i muri della mia stanza,
Invocare il sipario è normale, se una farsa è durata abbastanza.

***************************************************


ITALIA: ULTIMO ATTO (Italy: Final Act)

It's obvious that it ended this way: a disgusting country
Defeated to that point
That it thinks to be entitled
Not to restrain itself.
And meanwhile, above all of us
The jackals are scratching
And everybody's tipping the wink.
Although we're accustomed to being treated like dirt
We couldn’t have found worse masters
Than those we already have.
If you begin to spit in the dish you've been eating from all along*
You're sharing the general relief we have already experienced.
That food is more and more hard-won and tasteless
But they tell us it's going to be rationed soon
And perhaps it already has been...

FIRE
You won't find enough fire
To tame this pestilence
Not in the stars, not even in the terrestrial abysses.
Italy the Great Whore
Crowned with snow-clad peaks
You can contemplate from a distance
Like an eagle with its nailed wings
And to hear some mouths honouring our flag is just nauseating;
With all those dead on their conscience,
it will be blown by the foulest of breaths*...

But how did we reach this bottom?
I can’t believe it
Just like the cuckold
Always facing accomplished facts
Now you can swear, if you want.
An ancient servants' cunning has not helped us for some time
And it's not surprising that for the lack of this behavior there's nothing left
To risk or gamble upon...
You're waiting for a day of reckoning that will never come
But how does one expect for such a herd to rouse and revolt?
If the worst comes, everyone will make an imaginary list
Including all the true or supposed bastards who will have to pay
In case that day will come...



EMPTINESS
You will never stop falling,
Every time it’s a lesser evil
That we must swallow
Until the next is worse
They pretend to convince us that
This usual rape is but a compromise.
Yes, I remain a patriot but just when I 'm with myself.
I live in an Ideal State*** between the walls of my room
To call for the curtain to fall is normal, when a farce has lasted long enough...




* “To bite the hand that feeds you” in Italian is translated as “to spit in the dish where you're eating”.

** the original Italian version is a pun that cannot be properly translated between “gozzo” (derogative for “throat”) and “fiato pesante” (“bad breath”). “Avere qualcuno sul gozzo” (literally: “to have someone/something in one's throat” is the Italian for “to have someone/smth on one's conscience” and/or “to find someone/smth indigestible”, “not to stomach someone/smth”.

*** another pun: “stato ideale” means “ideal state” but also “ideal condition”.

About Album

Quarta uscita di IANVA e secondo appuntamento con la lunga durata. Un’opera monumentale che sfiora i 70 minuti e che tuttavia scorre impetuosamente trascinando l’ascoltatore in un nuovo, drammatico viaggio.
Questa volta va in scena da protagonista un’intera nazione, l’Italia. Le pagine più oscure, torbide e controverse della storia degli ultimi sessant’anni viste attraverso gli occhi degli sconfitti di sempre: gli umili, i galantuomini, gli idealisti. La dissoluzione morale e spirituale di un popolo raccontata con appeal neorealista e con più d’un aggancio all’opera di alcune delle più grandi voci dissidenti del periodo: da Pasolini a Malaparte, da Germi a Gaber. E il tocco dolceamaro del genuino, del popolare: da Dalida a Battisti, con gli immancabili Genovesi (De Andrè, Tenco) e Morricone a fare da sfondo. Il tutto nell’ormai consueto e fiammeggiante linguaggio musicale di IANVA, qui, probabilmente, al suo apice di potenza e lirismo.

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